C’è più volontariato nelle periferie che nei centri. La mappa geografica del non profit nelle aree metropolitane (definite dalla legge 56 del 2014), datata 2011, è stata svelata oggi da Sabrina Stoppiello dell’Istat nella seconda sessione delle Giornate di Bertinoro 2016. Nelle aree metropolitane -Torino, Genova, Milano, Venezia, Bologna, Firenze, Roma, Napoli e Bari- si concentra il 24% del totale delle istituzioni non profit, il 36% dei lavoratori retribuiti, il 25% dei volontari e ben il 53% del totale delle entrate: 34 miliardi di euro. La parte del leone la fa l’area metropolitana di Roma.
Nelle città metropolitane ci sono più istituzioni non profit con dimensioni medie e grandi in termini di dipendenti, ma più contenute in termini di volontari. Il dato più rilevante presentato dall’Istat a Bertinoro riguarda proprio la polarizzazione tendenziale fra i modelli di non profit nei centri e nelle periferie. Se nelle aree metropolitane risiede il valore economico, è nei centri stessi di tali aree che si concentra la parte più alta.
Nei centri le istituzioni non profit tendono a operare a livello nazionale o regionale, hanno dimensioni economiche più grandi, impiegano più lavoratori, aderiscono alle associazioni internazionali, stipulano patti o intese con imprese e altre istituzioni non profit, offrono servizi solidaristici sussidiati da privati. In sostanza sono di orientamento solidaristico e maggioremente orientati al mercato.
Hanno invece orientamento mutualistico e lavorano su scala più piccola le istituzioni non profit che operano nelle periferie, dove c’è più volontariato. Queste istituzioni hanno dimensioni economiche più contenute (hanno fra i 5 e i 10mila euro di entrate annuali), operano a livello comunale, aderiscono ad associazioni nazionali di secondo livello, hanno come mission prevalente la cura dei beni collettivi, operano più nello sport e nelle attività ricreative e di socializzazione, offrono servizi solidaristici sussidiati dalle pubbliche amministrazioni.
“Parliamo -ha commentato il direttore di Aiccon Paolo Venturi- di piattaforme relazionali che attivano rapporti multilivello e multisettore. Nelle nostre economie, non più verticali, queste istituzioni sono fondamentali”.
Nelle aree metropolitane quasi il 35% delle istituzioni non profit ha stipulato patti o intese con gli altri soggetti del sistema economico e hanno una forte vocazione a rapportarsi con le imprese. Un quadro che, seppur datato 2011, racconta di un un non profit caratterizzato da una forte identità territoriale, attore imprescindibile dello sviluppo locale.
Fonte: Giulio Sensi (volontariatoggi.info)
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